21 luglio 2020
Il libro delle ore felici di Jacominus Gainsborough
Invito alla lettura de “Il libro delle ore felici di Jacominus Gainsborough”, scritto e illustrato da Rebecca Dautremer
Questo albo illustrato, da condividere con i bambini a partire dai 5-6 anni d’età, “è anche per grandi” come scrive Rebecca Dautremer nell’introduzione. Si tratta di un’opera emozionante che parla della vita e, quindi, anche della morte, in modo poetico ed evocativo, in cui le immagini hanno la stessa potenza delle parole, senza che nessuno dei due registri esaurisca ciò che si produce nel lettore/ascoltatore/osservatore. L’autrice, attraverso scelte stilistiche ben precise è coerente con la premessa che fa ai bambini, cioè di “non credere che le parole spieghino tutto”, ma si rivolge anche all’infans, meno conosciuto ed evidente, che è nell’adulto.
Le ore felici, conteggiate in modo originale nell’ultima pagina del libro, non coincidono affatto con gli eventi positivi, ma rappresentano tutti gli avvenimenti e gli affetti occorsi al coniglio Jacominus Gainsborough fino al giorno in cui, pian piano, “si addormentò sotto il mandorlo”.
Dautremer introduce il protagonista attraverso la sua nomin-azione, ovvero l’atto con cui ciascuno di noi inizia ad esistere nel mondo, in una storia familiare che ci precede e con cui facciamo i conti, assoggettandoci ai desideri dei genitori e di chi si prende cura di noi in modo non anonimo. “Jacominus ha avuto la fortuna di essere desiderato e amato dalla sua famiglia e dai suoi amici. E questo lo ha reso forte” scrive l’autrice, che ci presenta la gioia di nonna Beatrix nel momento in cui vide nascere il suo ultimo nipote e decretò: “Si chiamerà come suo nonno”. I genitori erano così felici per l’evento, che decisero di accontentare la nonna, accorciando però il nome del nuovo nato al solo primo nome del nonno: Jacominus, appunto.
La tavola illustrata che descrive il momento dell’arrivo di Jacominus è un’immagine corale, che ci introduce all’interno di una rete familiare e amicale; solo nella grafica seguente apparirà il disegno del corpo di un tenero coniglietto, al centro di una pagina bianca, quasi a voler provare a contornare qualcosa che non può essere tutto e del tutto incarnato, ma che si annoda nel corpo, anche attraverso le parole degli altri.
Un padre “con un brutto carattere”, una madre “piena di complessi”, gli amici di Jacominus con “qualche difetto”, come lui del resto, e una nonna “ bilingue, loquace e filosofa” che parlava in inglese al nipotino. A partire da queste peculiarità, insieme ad un evento particolare, “un capitombolo da nulla” occorso quando era molto piccolo e che lo lascerà con una zampa più debole dell’altra, inizierà la crescita di Jacominus. Anche in occasione di questo evento traumatico, sarà la nonna che lo aiuterà a dare parola a “la sua zampina stramba”, aggiungendo però: “un briciolo di stramberia non ha mai fatto male a nessuno”. Sempre la nonna, lo spronerà a vincere la sua resistenza nell’imparare la lingua inglese, canzonandolo benevolmente con un “Just a world of pain, Sweety”.
Crescendo, Jacominus farà tanti viaggi: prima con la fantasia, poi si imbarcherà “per sistemare una serie di problemi” nel mondo, imparando altre lingue, che a sua volta trasmetterà ai suoi figli, usando un linguaggio diverso con ciascuno. Eppure Jacominus “non era un gran chiacchierone” e non parlò mai né della caduta dalle scale né della sua zampa “stramba”, la sua vita sarà guidata dalla curiosità, dal coraggio, dalla tenacia e dallo speciale rapporto con nonna Beatrix e con i suoi amici, soprattutto Policarpo, Cesare, Agatone e Byron, ma anche Leone e Napoleone e con la coniglietta Dolce Vidocq, sua futura moglie.
Dopo questi viaggi, Jacominus salirà sul “treno della quotidianità”, riducendo i suoi spostamenti fisici, ma accogliendo il sonno per sognare e muoversi, imparando a risparmiare energie per le cose importanti e a valorizzare il presente.
Un percorso di crescita fatto da solo, come i disegni delle tavole che illustrano la vita di Jacominus dalla nascita alla morte, ma che non è stato solitario, anzi, uno dei valori di quest’opera è proprio il continuo dialogo, rappresentato anche graficamente, tra il protagonista e la sua comunità. La Dautremer, dopo le immagini di copertina, inserisce una legenda con le indicazioni dei personaggi che animano la vita di Jacominus e attraverso i quali egli diventa conoscibile e riconoscibile, anche a se stesso, proprio a partire da ciò che ne dicono gli altri e dal confronto con loro. Sarà, però, attraverso delle soluzioni personali: i giochi, le fantasie, le parole del personaggio immaginario del “cavaliere nero”, le esperienze di navigazione e di ritorno, le battaglie, gli incontri, le attese, le nascite e i lutti; insomma attraverso le varie forme di separazione che gli si presenteranno, che Jacominus troverà la cifra personale capace di rendere la sua vita degna “di essere vissuta”, un insieme di “ore felici” appunto.
Questo albo illustrato può rappresentare, per i genitori e per chi si occupa di bambini, un pre-testo per mettere in gioco l’amore, la storia familiare, la genitorialità, i legami di amicizia, l’impegno e la responsabilità personale, ma anche l’accoglienza e il rispetto della diversità, l’accettazione dei limiti fisici e caratteriali, l’invecchiamento e la morte delle persone care.
Dott.ssa Roberta Tancredi
Psicologa Psicoterapeuta
Membro del Forum Lacaniano in Italia, Roma
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21 luglio 2020
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